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<title>Sulla "Proprietà Intellettuale" e le Popolazioni Indigene</title>
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<h1>Sulla "Proprietà Intellettuale" e le Popolazioni Indigene</h1>
-- <font size="+1"><a href="/about/people/greve/">Georg C.F. Greve</a></font>
<br/><br/>
<p>
Come effetto collaterale al mio lavoro presso il World Summit on Information
Society (WSIS), sono entrato in contatto con persone che
altrimenti non avrei mai potuto incontrare, e questo mi ha dimostrato come
alcune idee possano nascere in modi che non si immaginano neppure.
</p>
<p>
Il seguente articolo è il risultato del mio tentativo di
comprendere i problemi delle Popolazioni Indigene e alcuni dei
loro bisogni essenziali, una ricerca che avevo iniziato sin da
prima del WSIS, quando incontrandomi e discutendo con persone come
un avvocato dello Sri Lanka che lavora per difendere le locali
conoscenze di medicina e botanica.
</p>
<p>
Sebbene non possa affermare di aver compreso la situazione locale in
ogni suo aspetto, sembra evidente che le popolazioni di tutto il
mondo stiano soffrendo per il processo di monopolizzazione delle
conoscenze che molte civiltà hanno sviluppato. In particolare
le aziende farmaceutiche stanno acquisendo monopoli
intellettuali limitati, specialmente attraverso l'uso dei brevetti.
</p>
<p>
Questo processo, si caratterizza per una duplice strategia che
usa gli squilibri di potere esistenti e la legislazione internazionale contro
popolazioni che nella maggior parte dei casi non hanno sufficienti risorse e
forza contrattuale per sostenere lunghe contese legali.
Successivamente, le aziende passano a distruggere le
pratiche tradizionali esistenti, sostituendole con quelle
brevettate, il che significa negare, in pratica, ai popoli
quelle usanze che sono stati costumi collettivi per generazioni.
</p>
<p>
A proposito di questo problema, causato da una monopolizzazione capillare di
risorse culturali e naturali, sono rimasto sorpreso del fatto
che molte popolazioni sembrano voler perseguire loro stesse una strategia
di monopolizzazione, sotto forma di "diritti di proprietà intellettuale"
sul loro stesso patrimonio culturale.
</p>
<p>
Avendo seguito le discussioni sui problemi nati dalla brevettazione dei geni in
Europa, dove si viene privati (spesso senza saperlo) dei diritti sulla
propria persona, attraverso la brevettazione dei propri geni da parte dei
medici curanti, posso dire che l'aumento del processo di monopolizzazione non
ha mai prodotto una maggiore libertà.
</p>
<p>
Sentendomi solidale con le Popolazioni Indigene di questo
pianeta, vorrei cercare di capire qual è stata la ragione per la
quale esse stanno perseguendo un tale incremento della monopolizzazione,
anche se apparentemente a loro favore. È questa la ragione per l'esistenza
di questo documento.
</p>
<p>
Lasciatemi tentare di descrivere quale possa essere il risultato più probabile
di questa monopolizzazione. Come cambierà la situazione per queste genti se la
domanda di espansione di monopoli intellettuali limitati avrà successo?
</p>
<p>
Immaginiamo un mondo ideale in cui la monopolizzazione da parte degli stranieri
si arresti e le Popolazioni Indigene ritrovino la piena "proprietà" ed il
"controllo" su tutte le loro risorse culturali, intellettuali e naturali.
</p>
<p>
Ciò non cambierà la situazione riguardo ai problemi fondamentali come il cibo,
l'acqua, la sanità, l'educazione, l'economia, la stabilità e l'indipendenza
politica. Soprattutto, ciò non darà accesso al sapere accumulato nel corso
della storia dal Nord del mondo su questi argomenti.
</p>
<p>
Il prezzo da pagare per questo cambiamento è di accettare l'ideologia
fondamentale che sapere e cultura sono cose che gli individui possono
"possedere" e che è stato moralmente giusto dare piena "proprietà" e
"controllo" a coloro che hanno costruito il suddetto sapere.
</p>
<p>
Se questo sarà il punto di riferimento morale universalmente accettato, secondo
il principio di eguaglianza dei diritti umani, le Popolazioni Indigene hanno
accettato che il Nord del mondo è moralmente autorizzato a non dare loro
accesso al sapere che ha raccolto nel corso dei secoli, principale responsabile
del divario digitale e della divisione ineguale del potere a livello globale.
</p>
<p>
Così i "diritti di Proprietà Intellettuale" sono merci di scambio. Includendo
in questo sistema la cultura e le tradizioni delle popolazioni indigene, queste
ultime verranno considerate in primo luogo merci di scambio. Saranno quindi
comprate e vendute, rispettate per il loro valore economico prima di ogni
altra cosa. Un'ideologia questa che porta con sé la tendenza a considerare il
sapere culturale e tradizionale soprattutto come qualcosa da cui trarre il
massimo profitto possibile.
</p>
<p>
Avendo rimosso l'obbligo morale per il Nord del mondo a condividere il suo
benessere e la sua conoscenza, lo scambio di sapere tradizionale per le
Popolazioni Indigene sarà l'unica moneta di scambio per assicurare il futuro
delle proprie genti.
</p>
<p>A causa delle diseguaglianze del potere a livello mondiale, i prezzi e le
condizioni contrattuali saranno decise per la maggiore dalle multinazionali del
nord. Resistere a loro vorrebbe dire ridursi a non poter stipulare alcun accordo.
Ma accettare le loro condizioni sarà spesso l'unica condizione per ottenere
l'accesso indispensabile a cibo, acqua, sanità, educazione e alla conoscenza di
pubblico dominio.
</p>
<p>
Nel più estremo dei casi, la cultura e le tradizioni delle Popolazioni Indigene
finiranno con l'essere "proprietà" delle aziende multimediali del Nord del mondo.
A seconda dei contratti, le generazioni future delle Popolazioni Indigene
potrebbero non essere autorizzate nemmeno ad "usare" il loro stesso patrimonio
culturale.
</p>
<p>
Indipendentemente da quale sarà il soggetto che andrà ad assumere una posizione di
monopolio, è questo un processo che minaccia di troncare i legami sociali tra voi
e il resto del genere umano. Il modo per tenere in vita i riti è praticarli e
condividerli, il modo di mantenere vive le lingue è parlarle con più persone
possibile.
</p>
<p>
In un sistema di "Proprietà Intellettuale" la condivisione e anche la semplice
comunicazione è pericolosa. Ogni qualvolta un autore o un artista entra in
contatto con qualcun altro, i due dovrebbero comportarsi in modi estremamente
circospetti e possibilmente rompere immediatamente i contatti smettendo di
parlare, altrimenti rischiano di infrangere il copyright e costosi processi nel
caso possano essere stati ispirati dalla discussione.
</p>
<p>
Simili cause legali potrebbero essere intentate sia dalle Popolazioni Indigene,
sia dalle aziende multimediali del Nord che hanno "comprato" un particolare
pezzo di patrimonio ed ora lo "possiedono".
</p>
<p>
Conseguentemente il sistema della monopolizzazione sta distruggendo i legami
della solidarietà, la comunicazione e la condivisione che collegano l'intero
genere umano. Per le Popolazioni Indigene significa che il loro linguaggio, i
loro rituali e tradizioni saranno in pericolo di estinzione insieme all'ultima
generazione cresciuta con essi.
</p>
<p>
Quindi in un mondo e in un sistema ideali e perfettamente funzionanti,
il prezzo da pagare per una tale espansione di monopoli altro non
può essere che l'identità culturale dei popoli indigeni.
</p>
<p>
Ma siccome non ci accade di vivere in un mondo perfetto, la realtà
non sarà mai così chiara e lineare come l'abbiamo descritta; nonostante
ciò tale prezzo dobbiamo comunque pagarlo.
</p>
<p>
In base alle esperienze precedenti, si potrebbe supporre che le aziende del
Nord del mondo assumeranno schiere di costosi avvocati per poter dimostrare che
quella particolare pianta, quel particolare rito e quel brano musicale non sono
esclusivi delle Popolazioni Indigene con cui stanno commerciando, così da
rendere confusa la loro "proprietà".
</p>
<p>
Se le Popolazioni Indigene volessero rivendicare il riconoscimento dei loro
diritti, dovrebbero passare anni interi in tribunale con altissime spese,
contro i migliori legali che il denaro può comprare e contro le multinazionali,
che spesso possono permettersi di attendere una "soluzione biologica" dei loro
problemi... un cinico eufemismo usato per riferirsi alla morte di
coloro che li hanno portati in tribunale.
</p>
<p>
Con o senza questi casi, le multinazionali entreranno in negoziato con tutte le
Popolazioni Indigene che potrebbero dichiarare dei diritti su questa
"proprietà" e comprare da quelli che faranno l'offerta più conveniente,
lasciando gli altri con una moneta di scambio improvvisamente priva di valore.
</p>
<p>
Se sai che la tua merce di scambio perderà valore se non concludi
tu stesso l'accordo, la tua propensione a fare l'affare aumenterà
considerevolmente.
</p>
<p>
Inoltre, quando verranno offerti in cambio cibo ed educazione per i loro figli,
altre Popolazioni Indigene potrebbero essere tentate di sostenere la posizione
della compagnia in tribunale. Appare perciò plausibile che questo sistema
abbia anche l'obiettivo di mettere in crisi la solidarietà tra le diverse
popolazioni, con la possibilità di creare danni irreparabili.
</p>
<p>
Avendo trasformato ciò che originariamente era una questione morale e culturale
in una questione di merci e di tribunali, verranno alla luce i punti deboli dei
sistemi giudiziari, compresa la questione della loro neutralità e della
tendenza a favorire chi dispone dei migliori avvocati.
</p>
<p>
Alcune Popolazioni Indigene potrebbero vincere la "lotteria dei diritti di
Proprietà Intellettuale" trovando alcune piante di grande valore o qualcosa dal
valore economico equivalente. Ma questa lotteria conosce pochi vincitori e
molti perdenti, e vincere in questo contesto sarebbe davvero una magra
consolazione, dal momento che il valore guadagnato sarebbe sempre irrisorio in
confronto ai portafogli posseduti dalle multinazionali del Nord del mondo.
</p>
<p>Dato il prezzo da pagare per avere un ruolo in questo sistema, si tratta di
una specie di roulette russa dove tutti le camere del tamburo nella pistola
tranne una sono caricate, e si ha una sola probabilità di trovare quella vuota.
</p>
<p>
Il sistema e l'ideologia della "Proprietà Intellettettuale" si sono evoluti
esclusivamente per soddisfare i bisogni delle grandi aziende multimediali del
Nord. Le società del Nord, e in particolare i loro artisti ed autori,
hanno loro stessi enormi problemi con questo sistema.
</p>
<p>
E' precisamente a causa di questo sistema che il divario digitale e le
diseguaglianze di potere sono così enormi.
</p>
<p>
Considerando quello che sembra il più probabile dei risultati, l'unica
possibilità di una sopravvivenza di lungo periodo e di prosperità per le
Popolazioni Indigene sembra essere una minore monopolizzazione, il blocco
dell'appropriazione delle loro risorse intellettuali e culturali.
</p>
<h3>Prospettive</h3>
<p>
Molto probabilmente il problema dovrebbe essere affrontato dall'interno e
dall'esterno allo stesso tempo. È importante per le Popolazioni
Indigene trovare degli alleati attivi tra le fila del Nord ed
educare le persone a conoscere il funzionamento del sistema
così che possano aiutare a metterlo in discussione dall'interno.
Devono inoltre essere in grado di alzare delle difese contro
gli attacchi immediati mentre il sistema è ancora nel suo stato attuale.
</p>
<p>
Nello stesso tempo, sarà necessario evitare la legittimazione
del sistema attuale e cercare di resistere all'essere catechizzati
da quel dogma che la Proprietà Intellettuale è diventata.
</p>
<p>
Una parte di ciò consisterà nell'evitare il pericoloso e ideologicamente carico
termine "proprietà intellettuale", preferendogli un termine alternativo come
"monopoli intellettuali limitati" o, ancora meglio parlando degli propri
effetti, usare termini più precisi, come copyright e brevetti.
</p>
<p>
Al posto di chiedere "proprietà e controllo" sulle proprie "risorse culturali,
intellettuali e naturali", sarebbe meglio chiedere di poterne "beneficiare
pienamente e con priorità".
</p>
<p>
Così si enfatizza il problema e la necessità di una soluzione, senza
sottomettersi all'ideologia e al sistema del potere rappresentati dalla
"proprietà intellettuale".
</p>
<p>
Spero che questo mio intervento possa rivelarsi un utile contributo ad un
dibattito essenziale che si è svolto al World Summit e mi piacerebbe vedere se
riusciremo a proporre idee concrete con le quali poter risolvere insieme
questi problemi.
</p>
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<translator>Patrizio Agostinelli, Marco Frattola, Valerio Ravaglia</translator>
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