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24 KiB
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<title>Internet Governance Forum (IGF) - Software Sovrano, di Georg Greve</title>
</head>
<body>
<center>
<h1>Software Sovrano</h1>
<h2>Standard Aperti, Software Libero, ed Internet</h2><br/>
</center>
<div align="right">
<a href="/about/people/greve/greve.html">Georg C.F. Greve</a><br/>
Presidente della Free Software Foundation Europe (FSFE)<br/> scritto
per <a href="http://www.intgovforum.org/contributions_for_1st_IGF.htm" target="_blank">contributi sostanziali al primo IGF</a>
</div>
<center>
[<a href="SovereignSoftware.pdf">Versione PDF, in inglese, 91k</a>]
</center>
<h2>Introduzione</h2>
<p>Le questioni del software sono questioni di potere e delineano fondamentalmente la
società dove viviamo. Perfino per quelli che non hanno seguito le questioni
sulle politiche digitali prima che queste diventassero sempre di più manifeste
nel <a href="/activities/wsis/">Summit Mondiale delle Nazioni Unite sulla Società
dell'Informazione (WSIS)</a>. Due questioni fondamentali caratterizzano il campo
di discussione: Chi controlla i vostri dati? Chi controlla il vostro computer?</p>
<p>La prima questione riguarda generalmente gli Standard Aperti, ed in
particolare come dovrebbero essere definiti e sostenuti. Tutti gli attori in
gioco parlano a favore degli standard aperti, ma alcuni vorrebbero che questo
termine fosse inteso in maniera tale da poter controllare ancora i vostri
dati e mantenere il potere di escludere i concorrenti a loro piacimento.</p>
<p>La seconda questione è stata una delle controversie chiave nel WSIS, è stata
altamente dibattuta durante il WGIG, e rimane controversa al Forum sul Governo
di Internet (IGF). Questa questione riguarda i modelli di software, software
proprietario contro software libero, ed è stata stranamente polarizzata tra profitto e
non-profit nel contesto del WSIS.</p>
<p>Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che solo la più grande multinazionale del
software proprietario ha seguito intensamente il WSIS, mentre i maggiori
fornitori di Software Libero non hanno generalmente partecipato e non sono stati
quindi rappresentati nel CCBI [<a name="ref1" href="#1">1</a>].</p>
<h2>Standard aperti</h2>
<p>Pur essendo un luogo comune nell'industria tecnologica dell'informazione già
da molti anni, gli standard aperti solo recentemente hanno fatto ingresso nella
scena centrale della politica pubblica. Uno dei luoghi dove questo è avvenuto è
stato durante il WSIS, e sarà di maggior importanza per il Forum sul Governo di
Internet (IGF). Ma perché gli standard aperti sono così importanti?</p>
<h3>Cosa sono i formati</h3>
<p>Tutti i computer immagazzinano e trasmettono informazioni in forme
codificate. Queste sono rappresentazioni molto semplici dove alcuni valori
numerici rappresentano un certo carattere, per esempio. E mentre la loro
complessità è andata aumentando costantemente con la potenza e complessità dei
computer, alcune regole di base sono sempre valide.</p>
<p>La prima importante regola è che qualsiasi scelta di codifica è una scelta
arbitraria, e non naturale. Il numero 33 può rappresentare la lettera "a" o "z"
a seconda della convenzione per questo standard. Non c'è nessun metodo corretto
per fare questo, ci sono solo metodi possibili.</p>
<p>La seconda regola importante è che una volta che i dati sono stati
codificati in un certo formato, questo può essere letto solamente da software
che implementa questo formato, e lo implementa esattamente. Perfino piccole
deviazioni dalle convenzioni del formato possono portare facilmente ad una
corruzione massiccia dei dati. Una forma comune, e nella maggior parte dei casi
innocua, di questo fenomeno è la perdita o il danneggiamento della formattazione
da parte di programmi di elaborazione testi. Nei casi peggiori i dati saranno
irrecuperabili.</p>
<h3>I formati ed il fallimento del mercato</h3>
<p>Da un punto di vista di mercato, una tal situazione porta generalmente al
fallimento del mercato: i clienti che hanno salvato i propri dati in un formato
si trovano subito impossibilitati a scegliere un altro fornitore non in grado
di implementare lo stesso formato, o di implementarlo sufficientemente bene.
Se l'unica strada per migrare consiste nel perdere anni di dati, si verifica
una reale dipendenza dal fornitore, che rende praticamente impossibile scegliere
il software secondo i suoi meriti.</p>
<p>In più, forti effetti di rete dominano oggi il mondo dei computer. Se
un'azienda ha investito pesantemente nel passato in un'infrastruttura di
computer che usa certi protocolli di comunicazione, si trova davanti a due
alternative: prendere solo il software che implementa questi protocolli
perfettamente o cancellare l'investimento e rimpiazzare l'intera infrastruttura,
ovviamente con un alto investimento addizionale.</p>
<p>Un fornitore terzo che volesse entrare nel mercato si troverebbe di fronte ad
una situazione simile a quando ci si trova in una stanza con persone che
parlano una lingua straniera, senza alcun vocabolario o altri aiuti a
disposizione. Le lingue umane sono collezioni di decisioni arbitrarie, proprio
come i formati e protocolli dei computer. Non c'è nessuna ragione
intrinsecamente naturale per chiamare "tavolo" un tavolo, o "sedia" una sedia.
Per qualcuno che non parla quella lingua e senza un dizionario, o almeno qualche
volenteroso che gli spieghi la lingua, diventa molto difficile
comunicare.</p>
<p>Nella tecnologia dell'informazione, alcune persone sono riuscite ad
indovinare le informazioni su questi protocolli e formati di file solamente
guardando altri che usavano quel linguaggio. Questo modo di procedere è chiamato analisi del
protocollo, ed ha aiutato a mitigare gli effetti negativi descritti in
precedenza [<a name="ref2" href="#2">2</a>]. É anche la ragione per cui alcuni
fornitori dominanti cominciano ad inserire la crittografia nei propri protocolli,
impedendone così l'analisi.</p>
<h3>Implicazioni di politica pubblica</h3>
<p>Tutto questo è ovviamente di grande interesse per la politica pubblica per
varie ragioni, ed è stato discusso in varie sedi, ad esempio nel parlamento danese
nella mozione <b>B 103</b>[<a name="3" href="ref3">3</a>], nella quale sono state
elaborate le seguenti ragioni.</p>
<h4>Politica sana di fornitura</h4>
<p>Non è ovviamente sostenibile fare investimenti che saranno soggetti agli
effetti spiegati sopra. Non c'è di fatto nessun mercato ed un unico fornitore è
nella posizione di viziare l'intero investimento. Dato che ciò non è in linea
con i principi della fornitura efficiente e sostenibile da parte del settore
pubblico, queste situazioni devono essere evitate.</p>
<h4>Proteggere la democrazia dagli effetti di rete</h4>
<p>Gli stessi effetti di rete che sono stati descritti sopra hanno luogo quando
il software deve comunicare con i cittadini. Solo i cittadini che scelgono
quell'unico fornitore che implementa quel protocollo proprietario riusciranno a
comunicare con l'amministrazione pubblica, violando il principio base che i
cittadini devono essere in grado di comunicare liberamente con i loro governi.
Usare formati e protocolli proprietari li costringerebbe invece nello stesso
circolo vizioso di investimento e rilanci sempre più alti spiegato prima.</p>
<h4>Assicurare una concorrenza aperta</h4>
<p>Una tal situazione è ovviamente contraria ai principi della concorrenza e dei
mercati aperti e porterà velocemente problemi di concentrazione di mercato e
soffocamento dell'innovazione. Dato che questo è contrario agli obiettivi di
ogni governo, la fornitura governativa dovrebbe sostenere i mercati aperti e
concorrenziali.</p>
<h4>Effetti della collaborazione, garanzia dell'accessibilità</h4>
<p>Per avere un'amministrazione più efficiente, molte municipalità e
diverse parti dell'amministrazione pubblica stanno cominciando ad unire le
proprie risorse software. Se si tenta di fare questo con formati proprietari,
ciò significa che, a meno che tutte le parti non stiano già usando lo stesso
software, andrebbero perduti significativi investimenti di una o alcune delle
amministrazioni.</p>
<p>Inoltre occorre prendere in considerazione i diritti delle persone
con disabilità, che potrebbero avere speciali esigenze per il software, che
l'implementazione di quel formato proprietario potrebbe non soddisfare. In
questa situazione non ci sarà alcuna possibilità per le persone con disabilità
di comunicare con i servizi governativi.</p>
<h4>Prospettive commerciali-politiche</h4>
<p>Infine ci sono forti problemi politici con l'immagazzinamento di dati in
formati proprietari. Cosa succederebbe se questi dati divenissero inaccessibili
in futuro a causa di problemi con quel particolare fornitore? Può un governo
fidarsi veramente in maniera cieca e senza alternative della buona volontà di
qualsiasi singola entità commerciale?</p>
<h4>Aspetti commerciali di lungo termine</h4>
<p>Inoltre, con quanto detto sopra, aumentare le possibilità di scelta in
un mercato aperto porterà ulteriori benefici commerciali di lungo termine.</p>
<h3><a name="os"/>Cos'è uno standard aperto?</h3>
<p>Ci sono varie definizioni per cosa dovrebbe o non dovrebbe essere considerato
uno standard aperto. La citata mozione danese lo descrive come:</p>
<ul>
<li>ben documentato con tutte le sue specifiche disponibili pubblicamente</li>
<li>liberamente implementabile senza limitazioni economiche, politiche o legali
sull'implementazione ed uso, e</li>
<li>standardizzato e mantenuto in un forum aperto (un cosiddetto ente di
standardizzazione) attraverso un processo pubblico.</li>
</ul>
<p>Questa definizione è relativamente simile a quella data dalla
Commissione Europea nel suo European Interoperability
Framework [<a name="ref4" href="4">4</a>].</p>
<p>Entrambe queste definizioni sono state criticate dai fornitori che traggono
profitto dai circoli di dipendenza spiegati sopra, così come dalle
organizzazioni che rappresentano i loro interessi. L'argomentazione usuale
per queste critiche si basa sul fatto che su certi formati o protocolli sono stati
rilasciati dei brevetti, il detentore deve avere la possibilità di conseguire
guadagni cedendo in licenza questi brevetti. L'eufemismo del giorno usato in
questi casi è la concessione di licenze "Ragionevoli e Non Discriminatorie"
(RAND).</p>
<p>Questo non è altro che un eufemismo poiché i brevetti sono per loro natura
monopoli limitati concessi per legge ad una singola entità. Questa entità avrà
sempre il coltello dalla parte del manico in ogni disputa, ed infatti ci sono
molte storie su formati e protocolli che sono teoricamente noti, ma rimangono
proprietari per questioni di brevetto.</p>
<p>Che tutti gli altri fornitori che non detengono il brevetto siano messi in
una identica posizione svantaggiosa, potrebbe sembrare in effetti non
discriminatorio, ma ciò non cambia fondamentalmente l'equilibrio dei poteri della
situazione.</p>
<p><b>Tutti i formati e protocolli sono fondamentalmente arbitrari per natura,
ma devono essere seguiti precisamente affinché i dati ad essi affidati siano
sempre recuperabili.</b></p>
<h3>Gli standard aperti in pratica</h3>
<p>In teoria, le definizioni dell'Unione Europea e del Parlamento danese
sarebbero sufficienti a definire uno standard aperto. In pratica le cose si sono
dimostrate più complicate, dato che la situazione dei formati
proprietari descritta sopra è immensamente profittevole per il fornitore che
controlla il software.</p>
<p>Così in definitiva, un fornitore di software proprietario con una certa
penetrazione di mercato ha un incentivo economico a violare lo standard aperto
ed a trasformarlo in uno di fatto proprietario. Questo è avvenuto
ripetutamente nella storia. L'inchiesta antitrust della Commissione Europea nei
riguardi di Microsoft fornisce una testimonianza su come la deviazione da uno standard
aperto (il CIFS, "Common Internet File System") ha permesso a Microsoft di
far leva sul suo monopolio sui desktop per arrivare al quasi totale dominio del mercato dei
workgroup server Questo s'è dimostrato così profittevole che Microsoft sembra
più incline a pagare miliardi in multe che cessare questa pratica[<a name="ref5" href="#5">5</a>].</p>
<p>Spesso questo risultato si ottiene anche modificando leggermente l'implementazione in
maniera tale che sia difficile notarlo, o si possa dibatterlo nei
limiti dell'umana interpretazione, ma facendo in modo che l'implementazione degli
altri fornitori non sia più integrata perfettamente. L'incentivo economico per
agire in questo modo è enorme per attori del software proprietario che oltrepassano una certa
soglia di dimensione.</p>
<h3>Come mantenere uno standard aperto</h3>
<p>L'unico metodo per impedire questo tipo di cose sembra essere quello di
aggiungere un ulteriore criterio alle definizioni viste sopra: "Lo standard deve
avere almeno un'implementazione di Software Libero e tutte le implementazioni
che cercano di conformarsi allo standard aperto devono essere testate
regolarmente in confronto con la/le implementazioni di Software Libero, che
agiscono come base di riferimento comune.''</p>
<p>Dato che il Software Libero[<a name="ref6" href="#6">6</a>] è, tra le altre
cose, definito dalla libertà di studiare la sua implementazione, questo permette
agli attori nel mercato di studiare la base comune di riferimento non solo
dal punto di vista delle specifiche, ma anche dello stesso linguaggio; inoltre test regolari in
confronto con questa base possono aiutare a contenere le deviazioni dallo
standard aperto.</p>
<p>Il Software Libero dà anche la libertà d'uso, modifica e distribuzione,
perciò la maggior parte dei fornitori possono includere semplicemente
quell'implementazione nel proprio software, riducendo ulteriormente le barriere
all'interoperabilità.</p>
<p>Così mentre non c'è in teoria alcuna connessione tra gli standard aperti ed
il Software Libero, in pratica il Software Libero diventa un componente
necessario per mantenere uno standard aperto contro l'incentivo economico a
rendere proprietario o deviare dallo standard aperto.</p>
<h3>Gli standard aperti ed il WSIS/IGF</h3>
<p>Un buon esempio per questo è internet. Prima che internet diventasse quello
che è oggi ci sono stati vari tentativi diversi di costruire qualcosa di simile.
Perché internet ebbe successo? Perché le implementazioni dei protocolli base di
internet come il TCP/IP erano Software Libero e perciò egualmente disponibili
per tutti.</p>
<p>Col World Wide Web la storia si ripetè quando Tim Berners-Lee rinunciò a
tutti i brevetti sui protocolli e formati, e questi furono implementati tramite
Software Libero. Più del 60% dei siti web del mondo girano su Apache, uno dei
vari web server disponibili come Software Libero.</p>
<p>Sfortunatamente ciò non è abbastanza, le formulazioni sugli standard aperti
adottate nel WSIS e successivamente in adozione nell'IGF potrebbe non essere
sufficiente a costruire qualcosa come internet. I formati e protocolli che si
comportano secondo quella definizione saranno soggetti a tutti gli effetti
esaminati prima.</p>
<p>Così è importante che il Forum sul Governo di Internet (IGF) vada ora oltre
questo linguaggio insufficiente e lavori su un consenso internazionale reale che
proteggerà Internet dalla "deriva della proprietarizzazione" in tutti i suoi
protocolli e formati. Gli standard aperti sono un essenziale blocco di
fondamento di internet -- devono essere mantenuti perché internet non cada
vittima di una sindrome da torre di Babele.</p>
<h2>Il Software Libero</h2>
<p>La connessione pratica tra il Software Libero e gli standard aperti è già
stata discussa, ma ci sono altri temi riguardanti Software Libero che non
hanno alcuna connessione diretta con gli standard aperti. Questi sono i temi del
modello di software ed in definitiva del controllo sul proprio computer.</p>
<p>Il Software Libero è il software che dà a tutti gli utilizzatori e
sviluppatori le seguenti quattro libertà:</p>
<ul>
<li>La libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo.</li>
<li>La libertà di studiare come funziona il programma, ed adattarlo ai propri bisogni.</li>
<li>La libertà di fare e redistribuire copie di esso.</li>
<li>La libertà di migliorare il programma, e rilasciare i miglioramenti.</li>
</ul>
<p>É importante notare che ciascuna di queste attività può essere commerciale,
infatti ci sono grandi aziende internazionali per le quali il Software Libero è
un business molto profittevole, IBM, SUN, HP ed altre fra di esse.[<a name="ref7" href="#7">7</a>]</p>
<h3>La differenza dei modelli di software</h3>
<p>Così la commerciabilità non è la linea divisoria tra il software proprietario
e Libero. In ultima astrazione il tema dei modelli di software giunge ad una
questione fondamentale: chi ha il controllo sul software che gira sul tuo
computer?</p>
<p>Col software proprietario, questi è sempre ed esclusivamente il proprietario
del software. Il proprietario del computer ottiene generalmente alcuni permessi
d'uso per certi scopi, ma questi possono solitamente essere revocati e l'utente
non detiene mai il controllo sul software in qualsiasi modo significativo. Col
Software Libero, all'utilizzatore è posta la responsabilità ed il controllo del
suo software.</p>
<p>Questo slittamento nel potere da "uno sopra tutti gli altri" a "uno sopra se
stesso" incide fondamentalmente sul modo in cui l'economia nazionale, le
aziende, la scienza, l'insegnamento, la politica e la società nel suo complesso
funzionano. Una trattazione completa di questi temi sarebbe oltre lo scopo di
questo scritto, perciò ci si focalizzerà solo su alcuni punti riguardanti il
governo e la sovranità.</p>
<h3>Una questione di controllo</h3>
<p>Sebbene questa possa sembrare un'idea ovviamente errata, c'è una diffusa
credenza comune che l'utente controlli il proprio computer. In realtà, è solo il
software che controlla veramente il computer, prendendo alcune indicazioni
dall'utente, se è programmato per farlo. Questa è un'importante distinzione
fondamentale, perché rende chiaro che solo controllando il software gli utenti
possono controllare quello che il computer fa veramente.</p>
<p>Ci sono molti esempi di software che fanno cose segretamente, e senza la
consapevolezza dell'utente. Un esempio recente include un programma che proviene
dai CD della SONY ed informa la SONY ogni volta che il CD gira, e su quale
macchina. Tutto questo avviene senza segni visibili sul computer, e senza
alcuna informazione al riguardo o accordo dell'utente. Al contrario, la SONY
informava falsamente l'utente, dichiarando che tutto ciò <b>non</b> avveniva,
finché qualcuno non riuscì a dimostrare la falsità di quest'affermazione [<a name="ref8" href="#8">8</a>].</p>
<p>Storie simili esistono per varie altre soluzioni di software proprietario,
tra cui il software collaborativo e per comunicazione che era dichiarato
come sicuro grazie a tecniche crittografiche, usato da molti governi di tutto il
mondo per attività confidenziali.</p>
<p>Dato che non c'è nessun modo per conoscere con sicurezza cosa fa il tuo
software se non hai il pieno controllo su esso, l'Agenzia Tedesca per la
Sicurezza nella Tecnologia dell'Informazione (BSI) ha emesso una raccomandazione per il
Software Libero [<a name="ref9" href="#9">9</a>]. In effetti, le ambasciate
tedesche in giro per il mondo sono collegate in rete col governo tedesco grazie
al Software Libero, usando il SINA box basato su GNU/Linux [<a name="ref10" href="#10">10</a>].</p>
<h3>Questioni di mandato politico</h3>
<p>Nonostante ci sia stato un considerevole movimento sulla questione, gli
standard aperti nella pubblica amministrazione sono ancora l'eccezione rara. E
nel mondo del software proprietario, che è ancora la norma in molti governi,
generalmente solo un fornitore può fornire software capace di accedere a quei
dati e processi. Così effettivamente molti processi della pubblica
amministrazione e governativi sono controllati da software che a sua volta è
controllato da un unico fornitore sul quale il governo non ha alcun
significativo controllo.</p>
<p>Il Software Libero è l'unico modo per assicurare che i governi controllino
veramente i propri dati e processi, incluse le infrastrutture critiche. Il
Software libero evita anche la citata "deriva di proprietarizzazione" sugli
standard aperti: non c'è alcun profitto in questa, dato che generalmente ogni
fornitore ha la libertà di distribuire soluzioni basate sullo standard.</p>
<b>Solo il Software Libero è il vero Software Sovrano.</b>
<h4>Il Software Libero ed il WSIS/WGIG/IGF</h4>
<p>Il Software Libero ed internet vanno avanti di pari passo. Il
Software Libero è stato un fattore critico per rendere Internet possibile, ed infatti il
Software Libero continua a dare forma e far funzionare Internet. Allo stesso
tempo, il Software Libero ed i suoi rappresentanti sono sati nient'altro che
esclusi dai processi del WGIG e dell'IGF finora.</p>
<p>Se il Forum sul Governo di Internet deve diventare un forum veramente
complessivo per discutere sui temi relativi ad Internet, il Software Libero ed i
suoi rappresentanti dovrebbero essere inclusi in tutte le più rilevanti sedi
di discussione ed in tutti i livelli politici dell'IGF. Altrimenti c'è la
possibilità che le persone che continuano a costruire effettivamente internet
portino semplicemente le loro discussioni da qualche altra parte.</p>
<hr/>
<p class="footnote">
[<a name="1" href="#ref1">1</a>] Alcuni vedono queste due questioni correlate,
altri sostengono che dovrebbero essere trattate separatamente. Come diventerà
chiaro in seguito, i due temi sono in effetti non connessi dal punto di vista
teorico, ma hanno una connessione nella pratica. Per capire questo, è importante
considerarli inizialmente in modo isolato.</p>
<p class="footnote">
[<a name="2" href="#ref2">2</a>] Questo è il modo in cui OpenOffice (<a href="http://www.openoffice.org">http://www.openoffice.org</a>) è arrivato a
poter leggere generalmente la maggior parte dei documenti scritti con
Microsoft Word, per esempio, o come il software Samba (<a href="http://www.samba.org">http://www.samba.org</a>) è riuscito a rimpiazzare ampie
parti della funzionalità dei Microsoft workgroup server.</p>
<p class="footnote">
[<a name="3" href="#ref3">3</a>] <a href="http://www.ft.dk/Samling/20051/beslutningsforslag/B103/index.htm">http://www.ft.dk/Samling/20051/beslutningsforslag/B103/index.htm</a></p>
<p class="footnote">
[<a name="4" href="#ref4">4</a>]
<a href="http://ec.europa.eu/idabc/en/document/7728.html">http://ec.europa.eu/idabc/en/document/7728.html</a>
</p>
<p class="footnote">
[<a name="5" href="#ref5">5</a>]
<a href="/activities/ms-vs-eu/">https://fsfe.org/activities/ms-vs-eu/</a>
</p>
<p class="footnote"> [<a name="6" href="#ref6">6</a>] Per una definizione
completa e concisa di Software Libero consultare la "<a href="/activities/wipo/fser.html">Guida agli elementi essenziali del Software
Libero</a>" fornita anche nei <a href="http://www.intgovforum.org/contributions_for_1st_IGF.htm">contributi
sostanziali</a> all'IGF.</p>
<p class="footnote"> [<a name="7" href="#ref7">7</a>]
Una definizione più completa ed elaborata del Software Libero ed una
chiarificazione dei più comuni equivoci è disponibile nella "<a href="/activities/wipo/fser.html">Guida agli elementi essenziali del Software
Libero</a>" che si trova anche nei contributi sostanziali all'IGF.</p>
<p class="footnote"> [<a name="8" href="#ref8">8</a>]
<a href="http://www.wired.com/news/privacy/0,1848,69601,00.html">http://www.wired.com/news/privacy/0,1848,69601,00.html</a></p>
<p class="footnote"> [<a name="9" href="#ref9">9</a>]
<a href="http://www.bsi.bund.de/oss/index.htm">http://www.bsi.bund.de/oss/index.htm</a></p>
<p class="footnote"> [<a name="10" href="#ref10">10</a>]
<a href="http://www.bsi.bund.de/fachthem/sina/index.htm">http://www.bsi.bund.de/fachthem/sina/index.htm</a></p>
</body>
<translator>Luca Padrin</translator>
</html>